01.03.2016 La Chiave di Sophia #1
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“ Ma un privilegio è dato ai viandanti e agli insonni:
poter alzare gli occhi al soffitto
e per soffitto avere
il cielo.
E nel cielo vedere una volta
e nella volta selve di animali e miti fioriti nel cielo
e storie intrecciarsi tra i punti delle stelle
e sentire che ognuno ne ha una
che brilla e lo regge con fili invisibili
sul suolo della terra come una marionetta.” 1
Ci sono uomini che hanno il dono dell’incanto. Ci sono uomini che hanno il dono della magia.
Ci sono uomini che hanno l’abilità di sfilarti il suolo da sotto i piedi e lasciarti cadere in ogni dove e in ogni quando. A fare da bussola solo il primordiale istinto. A fare da paracadute l’immaginazione.
E scendi. E cadi.
Ci sono uomini che raccontano visioni. Visioni grottesche, ruvide, surreali, che sfuggono a ogni logica, a ogni codice, a ogni verità. Visioni che raccontano storie. Storie che accompagnano in luoghi senza tempo o luoghi con più tempi, attraverso percorsi indefiniti. Il loro è il linguaggio dell’immaginazione che liquida, scivola, si infila, corrode.
Vinicio Capossela è questo.
La sua musica è fluido che si insinua in ogni interstizio, in ogni fessura, in ogni frattura.
E penetra. E brucia.
Ogni parola è fluido che và ovunque ci sia spazio per andare.
E tutto copre. E tutto bagna.
E si muove. E cambia.
“I fluidi viaggiano con estrema facilità. Essi scorrono, traboccano, si spargono, filtrano, tracimano, colano, gocciolano, trapelano; a differenza dei solidi non sono facili da fermare: possono aggirare ostacoli, scavalcarli, o ancora infiltrarvisi. I fluidi non fissano lo spazio e non legano il tempo […] non conservano mai a lungo la loro propria forma e sono sempre pronti a cambiarla.” 2
Il fluido di Zygmunt Bauman, in Modernità liquida, sembra intrappolare l’immagine di un Capossela altrimenti inafferrabile. Le sue sono parole irrequiete, parole nomadi. Parole che cercano, parole che a volte trovano. Sono il confine sottile tra le cose che si comprendono bene e quelle che si intuiscono soltanto 3.
Come un nomade, di parola in parola, Capossela procede per storie, delinea mondi sommersi nei quali annega trascinando con sé ogni cosa.
Ti prende la testa e te la schiaccia sotto. Il respiro si trattiene. E ad ogni silenzio riaffiora alla vita.
Siamo tutti viandanti, esseri irrequieti sulle note di Vinicio. Di visione in visione si procede in un viaggio di andate e ritorni, deviazioni e inversioni di marcia, sovrapposizioni e incontri, dove ogni strada è una scelta, ogni bivio una rinuncia. E in questo movimento isterico, in queste contraddizioni, si traccia la trama della complessità dell’esistenza.
Il suo viaggio attraverso la verità dell’immaginazione contro la menzogna della realtà 4 è alla ricerca di un’appartenenza, di una maschera da indossare, un nome da portare, una lingua da abitare. E’ il canto delle sirene che non puoi soffocare. E’ il cammino che non conosce principio né fine, attraverso i miti, le leggende, le storie tramandate, le storie mai vissute, le supposizioni, le allucinazioni, gli istinti. I forse.
Un viaggio dove nulla risponde ad una struttura canonica ma alla complessità dei mondi dei quali racconta. Mondi dove ogni cosa sfuma in un’altra e poi in un’altra ancora, senza tregua. E quando credi di averla afferrata, scivola da un’altra parte.
Il viandante và ovunque ci sia spazio per andare.
L’animo nomade arriva un po’ più in là, dove non c’è più spazio da calpestare o tempo da contare. La notte è la sua strada, dove i suoni sono echi, le parole supposizioni, le immagini impressioni.
Rimane lì, sul bordo tra la notte e il giorno.
Ciò che gli rimane, è solo il gusto amaro del mattino 5.
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1 Signora Luna _ dall’album Nel niente sotto al sole _ Vinicio Capossela
2 Modernità liquida, Edizioni Laterza, 2000 _ Zygmunt Bauman
3 Vinicio Capossela
4 Vinicio Capossela
5 Non è l’amore che va via _ dall’album Camera a sud _ Vinicio Capossela
immagine di copertina . Rifugio Vajolet, Val di Fassa, 03.08.2013 _ I Suoni delle Dolomiti _ ph. Lisa De Chirico