di-segno in segno

25.06.2018 La Chiave di Sophia #6

Comunicare nel silenzio di un gesto.
Disegnando spazi.

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Con la timidezza di una punta di matita.
O con la dichiarata irruenza di un tratto deciso.

Il segno traccia sul foglio il pensiero.
Un pensiero che parte da un gesto.
E nel silenzio di quel gesto si manifesta.

E’ una mano che traccia una linea.
Trascinandosi dietro quel pensiero.
Una linea che diventa forma. E poi spazio.
In cui si entra.
Uno spazio che tutto quel pensiero se lo porta dentro.

 

Nel silenzio di un gesto, il segno è comunicazione.
Nella timidezza di un bisbiglio, il segno che diventa spazio è comunicazione che diventa voce.
Nella dichiarata irruenza di un grido, lo spazio che diventa vita è comunicazione che diventa qualcos’altro.
Quando la mano che traccia la prima linea di uno spazio che sarà, cede la matita a chi quello spazio continuerà a disegnarlo vivendolo, la comunicazione diventa condivisione, partecipazione, scelta responsabile. Etica.

E’ pensiero che diventa parola. Linea che diventa forma.

Una linea che si alza dal foglio, si piega, si apre, si chiude, si accartoccia, si distende e si accartoccia di nuovo. A volte si aggroviglia in nodi difficili da sciogliere.
E’ una linea che si muove continuamente appesa ai fili dell’immaginazione. Come una marionetta. Disegnando in aria spazi nei quali entrare. E vivere.
Seguirne i movimenti a ritroso sciogliendo la matassa, ci riporta dritti all’origine del pensiero, che in questo movimento diventa parola. Racconto. Comunicazione.

E’ il gesto che parla, e ci racconta qualcosa che va al di là del segno che traccia e dello spazio che diventa.

Ci racconta di un viaggio, mentre disegna gli spazi di una casa immaginando stanze di vita quotidiana da esplorare una dopo l’altra.
Ci confida il bisogno di un porto sicuro, abbozzando su un foglio una piccola stanza per la lettura dove poter scappare di pagina in pagina.
O si chiede quale forma dare ad un piccolo padiglione espositivo in equilibrio tra la terra e il mare, inciampando nelle parole di uno scrittore irlandese dove non cerca risposte ma altre domande. Mentre tra le righe di un haiku giapponese trova quell’equilibrio che solo quelle poche parole in fila sanno dare.

Comunicazione etica è una linea che non segna il confine tra bene e male ma lo attraversa con consapevolezza.
E’ una linea che si chiude a recinto e lo spazio diventa casa. Il segno porta con sé l’immagine di un porto sicuro, di quotidianità, di ritorno, di certezze e di risposte. Il bisogno di qualcosa che dura e permane.
E’ una linea che si schiude a parentesi e lo spazio diventa stanza per la lettura, viaggio, evasione. Il segno porta con sé la voglia di sperimentare. Il desiderio di continue partenze e di incerti ritorni.
E’ una linea che si apre a imbuto e si richiude a recinto e lo spazio diventa padiglione, evento, continuo movimento. Il segno porta con sé l’immagine di qualcosa che accade e si trasforma. Qualcosa che inizia e finisce e nel mezzo ti travolge nel suo cambiamento. E cambi anche tu.

 

Ogni segno è una linea di pensiero.
In cui si entra.
Con la timidezza di un bisbiglio.
O con la dichiarata irruenza di un grido.

Ogni segno si trascina dietro quel pensiero, che se ne trascina dietro un altro, poi un altro e un altro ancora, sempre più distante.
Di segno in segno si traccia una mappa mentale, unendo quei pensieri.
Di segno in segno si avanza, mettendo un’idea davanti all’altra.
Di segno in segno si comunica, senza usare alcuna parola.

Perché in fondo, ognuno di noi ha bisogno di comunicare, per unire i punti della propria mappa mentale e intrecciarla con quella degli altri, avanzando di giorno in giorno con idee e valori, condivisi o da condividere, a fare da bussola.
E ognuno di noi lo fa come può.

Io cerco di farlo disegnando spazi.

 

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immagine di copertina . schizzi di progetto _ Lisa De Chirico